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AVVOCATA (Maiori)

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Maria_Santissima_Avvocata_sopra_Maiori.

Il santuario di Maria Santissima Avvocata sopra Maiori è un santuario mariano, situato ad un’altezza di 827 metri sul Monte Falerzio (1014 metri), detto anche Monte Avvocata, che sovrasta la cittadina di Maiori, in Costiera Amalfitana. Il santuario è raggiungibile solo tramite sentieri che partono da Cava de’ TirreniCetara e Maiori, percorrendo in parte l’Alta via dei Monti Lattari.

Il Santuario trasse la sua origine nell’anno 1485, da un portentoso avvenimento verificatosi per prodigio della Santa Vergine. Nelle ore pomeridiane di un giorno di novembre dell’anno 1475 un pastore di Ponteprimario (villaggio del comune di Maiori) di nome Gabriele Cìnnamo, di anni 35, insieme a Dattilo Parito, fanciullo di Salerno dell’età di 7 anni, mentre erano intenti a pascolare il gregge sul monte Falesio, rivolsero per caso la loro attenzione verso una pianta di edera molto rigogliosa dalla quale videro per diverse volte uscire e rientrare un colombo. Supponendo che ivi il colombo allevasse i suoi piccioni, Gabriele cercò, col bastone che aveva fra le mani, di aprire un varco fra le foglie; ma tutto fu inutile, poiché il fitto intreccio dei rami di quella pianta, non gli permise di scoprire la roccia che rivestivano. Il mattino seguente ritornò in quel luogo, munito di scala e di un grosso coltello e tagliata buona parte dei rami dell’edera, mise a nudo uno strato di terra mista a creta rossa. Il giorno seguente ritornò nuovamente alla macchia, e rimuovendo il terreno con una zappa di cui si era fornito, scoprì una grotta. Curioso ancora di sapere se nell’interno vi si annidavano dei colombi, aprì un foro e fece scendere all’interno il piccolo garzone Dattilo il quale riferì di aver osservato una bella e spaziosa grotta e nient’altro. La notte seguente gli apparve in sogno la Vergine Santa, sotto il simbolo del colombo, e così gli parlò: “Gabriele, lascia ad altri la cura delle capre: edificami in quella grotta una cappella, ed io sarò sempre la tua Avvocata”. Al risveglio il pastore seppur dubbioso (dopotutto si trattava pur sempre di un sogno) volle osservare meglio la grotta indicatagli ed allargando di più il foro fatto precedentemente penetrò nell’interno della grotta, che gli sembrò conveniente per adattare un suo ricovero.La grotta fu ripulita dai detriti, fu drenata l’acqua presente e resa confortevole per offrire ricovero. Un giorno, mentre il gregge pascolava e lui lavorava fiscelle (cestino di vimini o di giunchi) all’interno della grotta, gli apparve la Vergine Santa, sotto forma di un luminoso ed abbagliante diaframma e nuovamente gli chiese di erigere un altare in suo onore ed in cambio, non l’avrebbe mai abbandonato e sarebbe stata la sua Avvocata. Gabriele obbedì e riconsegnate le capre al suo padrone andò a parlare con Don Pietro Staibano, Abate dell’Abbazia di S.Maria de Olearia, proprietaria del bosco ove era la grotta. Chiese ed ottenne il permesso di edificare un Altare nella grotta, mediante il compenso di una libbra di cera l’anno, che doveva corrispondere all’Abate di detta Abbazia. Gabriele divenne eremita, iniziò la sua opera e da allora prese a chiamarsi Fra Gabriele.

Essendosi sparsa la voce del portentoso avvenimento, il concorso del popolo alla grotta fu imponente e molto proficuo a tal punto che nel 1503, con il consenso di Papa Leone X, Fra Gabriele fece edificare sulla spianata che sovrasta la grotta una chiesa con relativo campanile dotato di tre campane ed alcune stanze. All’interno della chiesa viene esposto un quadro su tavola (due copie di questo dipinto si trovano una nel Santuario dell'”Avvocatella” in Cava de’ Tirreni e un’altra nella chiesa di San Michele Arcangelo sempre nella città di Cava) che raffigurava la Vergine Avvocata con il Bambino tra le braccia che è adorato da due santi eremiti vissuti nei primi secoli del cristianesimo: San Paolo di Tebe (comunemente chiamato San Paolo I eremita) e Sant’Onofrio. Nel 1508, a Fra Gabriele, si aggiunsero altri sette suoi compaesani, fra i quali Giovanni Cascetta e Giovanni Napolitano, i quali vestiti similmente l’abito di eremita, riconobbero Fra Gabriele per loro superiore e nel mentre attendevano con scrupolo alla vita spirituale provvedevano al loro sostentamento coltivando la terra e mettendo a dimora alberi da frutto.

Nel 1521 Fra Gabriele morì e fu sepolto nella grotta (poi nel 1612, per volontà del gesuita Bernardo de Ponte, le sue ceneri furono traslate nel santuario dove tutt’ora si trovano). Gli successe Fra Giovanni Cascetta. Fu allora che un Maggiordomo, (o Maestro di cerimonie) di Monsignor D. Geronimo Grandonio, Arcivescovo di Amalfi, allettato dalla floridezza del Romitorio, con l’assenso del suo Superiore, depose e scacciò il predetto Cascetta dal luogo e lo fece bandire dal territorio della Diocesi, e dichiaratosi Priore del Romitaggio, cominciò a dilapidare e vendere tutto ciò che aveva valore compreso il quadro della Madonna. Questi fatti fecero diminuire la devozione e di conseguenza le risorse a tal punto che l’auto proclamato priore fu costretto a “licenziare” tutti gli altri eremiti e portò le ultime cose di valore rimaste nella sua casa di Amalfi lasciando quel luogo nella desolazione. Nel frattempo Fra Giovanni Cascetta venuta a sapere la situazione fece ritorno e nel breve tempo riprese la devozione in quel luogo che tornò al suo precedente splendore.

Il 21 Aprile 1590 l’ultimo eremita, Fra Antonio, fece portare sul monte Falesio, in sostituzione del dipinto, una statua lignea di piccole dimensioni che originariamente era stata scolpita per essere collocata su una grande imbarcazione. A questa statua furono attribuiti nel corso degli anni a seguire lacrimazioni, liberazioni di indemoniati ed altri miracoli. Alla morte di Fra Antonio il sacro luogo rimase senza eremiti e l’Arcivescovo di Amalfi, Monsignor Rossini, nominò un sacerdote di Amalfi, tal Don Pompeo, al fine di gestire e custodire il luogo. Sotto la sua gestione molti devoti si allontanarono e la devozione diminuì nuovamente. La situazione rimase tale fin quando un padre gesuita, Bernardo de Ponte, conosciuto e stimato a Maiori indossato l’abito da eremita fece rinascere la devozione. Nel 1622 morì e gli successe Fra Baldo Napolitano, il quale, coadiuvato dai Sacerdoti di Maiori, che di volta in volta venivano a celebrarvi messa, infervorò sempre più la devozione e ciò fecero pure i successivi eremiti fino all’anno 1663.

Il 6 Ottobre 1663 con l’assenso dell’Arcivescovo di Amalfi, Monsignor D. Simplicio Caravita, il Romitario venne ceduto ai Camaldolesi. Con largo concorso della Università di Maiori, i Monaci Camaldolesi rifecero ed ampliarono il Romitorio in forma di Eremo, secondo le norme e le regole dell’Ordine e nell’anno 1686 lo aprirono al culto pubblico. Un Priore e nove Padri Cenobiti vi presero stanza. Nel corso degli anni furono costruiti nuovi alloggi e fu allestita una biblioteca. La chiesa fu ampliata e fu dotata di marmi, campane, oggetti preziosi ed arredi sacri e l’8 settembre 1720 venne dedicata alla Madonna Avvocata da Monsignor Guerriero, Vescovo di Ravello e di Scala. Le cronache dell’epoca raccontano che in quel periodo avvennero parchecchi miracoli tanto che la statua della Vergine, quanto il Bambino che reggeva col braccio destro, furono fregiati con due splendide e ricche corone di oro.

padri camaldolesi erano benvoluti e ammirati dal popolo e l’eremo prosperò per 124 anni. Il 13 febbraio 1807, con un decreto del nuovo sovrano del Regno di NapoliGiuseppe Bonaparte (fratello di Napoleone), furono soppressi i Conventi e le Comunità religiose; per effetto del quale, vennero scacciati i monaci camaldolesi e ne vennero incamerati i beni. L’eremo divenne un presidio militare e in breve tempo fu spogliato di quanto prezioso e bello vi era custodito. L’8 settembre dell’anno successivo i fedeli di Maiori traslarono la statua della Madonna nella Collegiata di Maiori dove si trova tutt’oggi. L’eremo poi fu abbandonato e rimase disabitato per anni. Senza la minima manutenzione ed esposto alle intemperie andò presto in rovina… la ricca biblioteca andò interamente dissipata, le porte e gli infissi in legno furono divelti e usati come legna da ardere. Le volte degli edifici incominciarono a crollare e infine un incendio nel 1838 fece crollare il tetto della chiesa e quel che rimaneva degli edifici vicini.

Nel 1866 tutta l’area fu incamerata dal demanio e in un secondo momento ceduta a privati cittadini. Nel 1888 Antonio Manzi, muratore di Maiori, avendo pena per lo stato in cui versava l’eremo pensò di riattare quel sacro luogo. Con grande determinazione ripulì le mura e restaurò l’altare nella grotta e v’impresse in fabbrica a caratteri romani la seguente iscrizione: “Restaurata nel MDCCCLXXXX”. Il Manzi vi costruì pure in fabbrica una piccola balaustra e rese il luogo assai più decoroso. Saputi questi fatti, si unirono al Manzi molti devoti di Maiori e Cava ed a poco a poco incominciò a rinascere la devozione in quel luogo a tal punto che nel 1892 il Sindaco di Maiori, interessato da moltissimi devoti concittadini, che intendevano rinvigorire il culto alla Vergine Santa sul monte Falesio, chiese ed ottenne dai proprietari di quei boschi la cessione della grotta e dell’area superiore, (ove esistevamo i ruderi del crollato Eremo) per l’uso di pubblico culto. Nel 1897 il benedettino Romano Iannelli, su suggerimento del comune di Maiori, fece ricostruire l’antica chiesa e collocare una nuova statua vestita (due copie di questa statua vestita si trovano una nella chiesa di San Cesario in Cava de’ Tirreni e un’altra nella chiesa di Santa Margherita in Vietri sul Mare) che nell’ottobre del 1937 andò bruciata a causa di un fulmine. Il monaco raccolti i fondi necessari fece ricostruire la chiesa, il campanile e alcuni edifici. Il 9 Gennaio 1913 l’Abate Angelo Ettinger, acquistò il santuario ed il bosco circostante, che da allora sono patrimonio dell’Abbazia benedettina.

L’Abate Rea ne commissionò un’altra ad artigiani di Ortisei (Bz). Agli inizi degli anni quaranta nel giorno di Pentecoste la nuova statua fu benedetta ed il giorno dopo fu portata in processione sul Monte Falesio dove la si può ammirare tutt’oggi. Agli inizi del terzo millennio la statua è stata restaurata e Il 3 Aprile 2002 la statua è stata benedetta ed incoronata da San Giovanni Paolo II in piazza San Pietro a Roma.

Il santuario di Maria Santissima Avvocata sopra Maiori è meta di pellegrinaggi, soprattutto in estate; il lunedì dopo la Pentecoste, giorno della festa dell’Avvocata, e nella terza domenica del mese da aprile ad ottobre, viene celebrata la messa.

La chiesa presenta una semplice facciata in mattoni rossi; all’interno alcuni affreschi raffigurano san Romualdo e la Madonna Assunta. In una nicchia sopra l’altare maggiore si trova la nuova statua della Madonna, realizzata negli anni quaranta dagli artigiani di Ortisei; essa è stata benedetta ed incoronata da papa Giovanni Paolo II in piazza San Pietro il 3 aprile 2002. Dopo la celebrazione dalla Messa, la statua viene portata in processione fino all’altare della grotta sottostante.

Il santuario, per la sua posizione panoramica tra i monti e il mare, è anche frequentato da turisti e amanti del trekking. Il sentiero che parte dal piazzale dell’abbazia benedettina di Cava de’ Tirreni attraversa prima fitti boschi di castagni, poi, mantenendosi in quota, segue il profilo della sottostante linea costiera, offrendo un ampio panorama sul golfo di Salerno e sulla Costiera Amalfitana. A circa metà del percorso si incontra il sentiero che sale da Cetara. Un itinerario più breve ma più ripido parte da Maiori.