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MUSEO DELLA LINGUA GRECO-CALABRA “GERHARD ROHLFS”

Il museo è stato inaugurato a Bova nel 2016, grazie all’intervento sinergico del Parco Nazionale d’Aspromonteegli enti pubblici territoriali deputati alla valorizzazione e alla tutela del patrimonio culturale della minoranza storico-linguistica dei Greci di Calabria.

La scelta di dedicare il museo civico al glottologo tedesco Gerhard Rohlfs (Berlino, 14 luglio 1892 – Tubinga, 12 settembre 1986) si deve all’importante opera di valorizzazione della lingua grecanica effettuata dallo studioso fin dagli anni venti del Novecento. Rohlfs, riuscì infatti a dimostrarne l’origine magno-greca, rigettando l’ipotesi di quanti invece ritenevano che fosse una lingua diffusasi in Calabria a seguito alla conquista bizantina del Sud Italia.

La struttura museale si trova all’ingresso del borgo, in un sito particolarmente simbolico, in quanto rappresenta il punto esatto in cui, alla metà dell’Ottocento, il viaggiatore inglese Edward Lear, disegnò un bellissimo scorcio di Bova, oggi esposto nel museo stesso.

Visitando il museo si ha la possibilità di approfondire e conoscere le peculiarità lingua greco-calabra e la sua millenaria storia. Questa antica lingua è ancora oggi parlata nel versanti dell’Aspromonte meridionale, nei comuni calabresi di Bova, Bova Marina, Condofuri e Roghudi Nuovo.

Nelle sei sale del museo, ognuna dedicata a grandi studiosi che si sono interessati del patrimonio immateriale dei Greci di Calabria, è possibile approfondire diversi aspetti della lingua grecanica, esplicati sia mediante foto, documenti storici ed installazioni audio-visive, che consentono di ascoltare e capire questa ancestrale lingua, risalente ai tempi di Omero. Oltre all’esposizione di manufatti archeologici ed etnografici, anche oggetti della vita contadina appartenuti allo stesso Gerhard Rohlfs e donati al museo dal figlio Eckart.

La visita al museo consente di ripercorrere le vicissitudini del linguista tedesco, a seguito dell’esposizione delle sue tesi sulle origini magnogreche della lingua greco-calabra, ipotesi che tanto urtarono la sensibilità dei linguisti italiani dell’epoca, poiché scardinavano la visione nazionalista del regime fascista, evidenziando come l’antica Roma non era stata capace di latinizzare l’intera penisola italiana.