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ARPA DI VIGGIANO

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I viggianesi, illustrazione di Filippo Palizzi (1853)

«Ho l’arpa al collo, son viggianese – tutta la Terra è il mio paese..»

Viggiano ha una lunga tradizione musicale sin dai tempi del Regno di Napoli. Molti viggianesi imparavano a suonare uno strumento sin dalla tenera età (principalmente arpa, violino, flauto) e partivano in giro per il mondo in cerca di un riscatto sociale che permetteva loro di accumulare un rispettabile patrimonio e che, una volta tornati in patria, avrebbe permesso una vita dignitosa per sé e per i propri familiari. Gran parte di quelli rimasti al di fuori dei confini nazionali riuscirono ad ottenere posizioni importanti in diverse orchestre a livello mondiale. La figura del musicista girovago viggianese è considerata una delle ispirazioni del romanzo Senza famiglia di Hector Malot (dal quale verrà tratto l’anime Remi – Le sue avventure), in cui il protagonista Remi sembra essere ispirato al suonatore di arpa portativa proveniente dalla zona.[40]

Giuseppe Antonini raccolse testimonianze sulla presenza di suonatori d’arpa già nella prima metà del Settecento.[41] Il viggianese Vincenzo Bellizia, considerato dal contemporaneo Francesco De Bourcard un «valentissimo costruttore d’arpe»,[42] fu uno dei primi artigiani a produrre arpe meccaniche nel reame partenopeo e, per i suoi meriti professionali, ricevette una medaglia d’argento dal Real Istituto di Incoraggiamento.

I suonatori viggianesi, che inizialmente solevano recarsi a Napoli per la novena natalizia, iniziarono a girovagare per tutta la penisola e in minima parte all’estero e la loro attività venne decantanta da alcune personalità del regno napoletano come l’erudito Lorenzo Giustiniani, il poeta Pietro Paolo Parzanese e il giornalista Cesare Malpica. Tuttavia, dopo i moti rivoluzionari del 1848, l’attività errante dei viggianesi subì una battuta d’arresto: i musicanti furono accusati dal governo borbonico di propaganda rivoluzionaria e ateismo, il quale vietò nuove partenze e negò il passaporto ai richiedenti.[43] Dopo la caduta del Regno delle Due Sicilie, i suonatori viggianesi si diffusero particolarmente nelle maggiori città d’Europa, Stati Uniti, Sud America e Australia. I viggianesi Pietro Marsicano e Teresa Nigro, trisnonni di Billie Joe Armstrong, leader dei Green Day, figurerebbero tra i musicisti che si stabilirono negli Stati Uniti a metà ottocento, e la sua prima insegnante di musica, Marie Louise Fiatarone, discende anche da una famiglia originaria del comune lucano.[44] In Brasile emigrò Giuseppe Croccia,[45] flautista, anarchico e massone, nonché nonno di Mario Lago,[46] attore e cantante molto popolare in patria. Diverse fonti riferiscono di musicanti incontrati anche in Cuba, Turchia, India, Cina.[42][47]

Ciononostante la loro reputazione cambiò poco con l’unità d’Italia, poiché la loro presenza nelle maggiori capitali del mondo era vista come un oltraggio all’onore della Patria. I musicanti lucani ricevettero accuse di sfruttamento minorile e non mancarono casi di arresto e espulsione per vagabondaggio e mendicità, ad esempio in Inghilterra e Francia.[48] In ossequio alle teorie lombrosiane dell’epoca (oggi considerate infondate), i suonatori viggianesi erano visti come degenerati dediti all’ozio e con una spiccata propensione al furto, al gioco ed all’alcool, come ebbe a dire Raniero Paulucci di Calboli nella sua opera I girovaghi italiani e i suonatori ambulanti.[43]

Nel 1876 nacque il giornale “L’arpa viggianese”, fondato e diretto da Giuseppe Catalano, insegnante delle scuole comunali di Viggiano, con lo scopo di istruire ed educare, oltre a restituire la rettitudine morale e politica dei musicanti.[48] Tuttavia il giornale ebbe breve vita e ne furono pubblicati solamente cinque numeri.[49] La tradizione musicale viggianese non lasciò indifferente anche Giovanni Pascoli, quando nel 1884 il poeta venne nominato commissario d’esame presso il locale Convitto-Ginnasio “Silvio Pellico”, e ricordò in una lettera indirizzata a Giosuè Carducci la presenza di «arpeggiamenti per tutto, che fanno di Viggiano l’Antissa della Lucania»

Col passare degli anni, i viggianesi si trasformarono da musicanti di strada a musicisti professionisti che ricoprirono ruoli autorevoli nel panorama musicale mondiale. Tra questi vi sono Leonardo De Lorenzo, flautista di numerose orchestre sinfoniche e docente presso la Eastman School of Music di Rochester; Francesco Miglionico, violinista presso la corte di Pietro II, imperatore del Brasile, e direttore di alcune orchestre statunitensi come la sua “Miglionico’s Orchestra” e la “Florida East Coast System”, definito da un cronista del The New York Times come uno dei migliori violinisti d’America del suo tempo;[51] e Nicola Reale, violinista e liutaio attivo presso lo Smithsonian Institution di Washington che regalò un violino di sua fabbricazione al presidente degli Stati Uniti Richard Nixon.[52]

Tra gli altri viggianesi che hanno trovato una collocazione di rilievo a livello internazionale sono da menzionare[53] flautisti come Nicola Alberti, solista nell’Orchestra Sinfonica di Los Angeles; Angelo Truda, insegnante e 1° flauto della Exhibition Orchestra di Wellington; Domenico Lamacchia, 1° flauto della Main Tivoli Orchestra di Sydney; Balilla Argentieri, 1° flauto all’Orchestra Sinfonica di New York; Giuseppe Messina, 1° flauto dell’Orchestra Sinfonica di St. Louis. Arpisti come Domenico Melillo del Metropolitan di New York; Prospero Miraglia dell’Opera di Chicago e della Washington Symphony; Giuseppe Pizzo dell’Orchestra Sinfonica di Baltimora; Saverio Truda solista dell’Orchestra di Brighton. Violinisti come Antonio Gerardi, 1° violino alla Filarmonica di New York; Saverio Messina, 1° violino alla Boston Symphony; Rocco Candela, insegnante al Conservatorio di Parigi; Francesco Ferramosca, direttore d’orchestra e violinista, Johannesburg e Città del Capo, Sudafrica[54][55].

La tradizione delle Arpe locali rivive oggi nella Scuola dell’Arpa Popolare Viggianese[56]. Ancora oggi una delle aziende leader mondiali nella costruzione di arpe, la Salvi Harps, appartiene ad una storica famiglia di origini viggianesi, da cui sono emerse personalità illustri dello strumento come Victor Salvi, fondatore dell’azienda, e suo fratello Alberto, arpista per 20 anni al Metropolitan di New York e definito da Nicanor Zabaleta come «il più grande arpista di tutti i tempi».[57] Sull’arpa viggianese venne girata la docufiction Alma Story (2010), diretta da Gerardo Lamattina e con Moni Ovadia come protagonista.[58] I suonatori di strada viggianesi sono oggi esposti nel presepe del Museo di San Martino a Napoli.[43]

Nel giugno 2018 è stato insignito cittadino onorario di Viggiano il cantante dei Green Day, Billie Joe Armstrong, per la sua discendenza diretta viggianese dai trisnonni Pietro Marsicano e Teresa Nigro, emigrati viggianesi negli Stati Uniti nel 1869, perchè nello svolgimento della sua carriera artistica di musicista ha dato lustro alla Comunità Viggianese e stabilendo legami affettivi e di appartenenza alla città di Viggiano.