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MONTE ORTOBENE

Di Max.oppo – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=27249638

L’Ortobene è il monte per eccellenza dei nuoresi. Accoglieva tra i suoi boschi e i suoi graniti antichi abitati medioevali come Gortove(ne) (Ortobene), e Séuna lungo le rive del ruscello “Ribu de Séuna”. Luogo di grande pregio paesaggistico e naturalistico, le sue fresche foreste sono meta di escursioni ad un passo dalla città. Offre inoltre grandi suggestioni in occasione delle nevicate invernali. La vetta raggiunge i 955 m s.l.m. In cima si raggiungono diversi belvedere ampiamente panoramici sul Monte Corrasi di Oliena, verso il Supramonte, il Gennargentu ed il mare. Importante e suggestivo è quello che ospita la statua del Redentore, opera di Vincenzo Ierace, cui è ispirata l’importante sagra folkloristica di fine agosto. La flora e la fauna sono quelle tipiche della Sardegna centrale, con boschi di lecci, volpi, cinghiali, ghiri, falchi e persino una coppia di aquile reali. Di rilevante interesse turistico ed antropologico è la cosiddetta “sa conca”, una residenza rurale suggestiva e unica ricavata all’interno di un enorme masso di granito cavo e di forma sferica, situato sul ciglio della strada che porta al parco di “Sedda Orthai“. Sempre nella zona di “Sedda Orthai”, si trovano le tracce di un antichissimo villaggio (e di fortificazioni) del periodo alto medioevale. Ai piedi del monte in località Borbore si trova un’interessante zona archeologica dove vi sono varie domus de janas (secondo la tradizione “case delle fate”), necropoli risalenti al Neolitico finale (cultura di Ozieri, 3200-2800 a.C.) ed Eneolitico (cultura Monte Claro, 2400-2100 a.C.). In cima si trova l’antica chiesa campestre di Nostra Signora ‘e su Monte. Presso le pendici settentrionali del Monte vi sono ulteriori tracce del vissuto storico dell’uomo come il santuario di Valverde, i ruderi delle chiese di Sa Itria e di Santu Jacu, che presentano i muri perimetrali e le basi degli archi in granito, infine le tracce della Chiesa di Santu Tomeu. Queste strutture religiose, insieme al mulino ottocentesco[69] sito in località “Caparedda”, meriterebbero interventi di recupero e restauro. Interessanti, infine, i numerosi “rocciai”, cumuli naturali di massi granitici, nati con l’erosione dei venti, che assumono spesso forme inusuali come ad esempio le rocce dell’Orco, o quella della spugna.