Il battistero di San Giovanni in Fonti o battistero di Marcelliano è un edificio religioso situato al confine tra il comune di Sala Consilina e quello di Padula, in contrada Fonti, da cui il nome.
Il battistero testimonia uno dei più antichi insediamenti del cristianesimo in epoca tardoantica: infatti, la tradizionale attribuzione del nome Marcellianum a papa Marcello (308-309) risulta palesemente errata, tanto che si dovrebbe spostare la data di fondazione quantomeno al tardo IV secolo[1]. Cassiodoro ne riporta la notizia nelle sue Variae, citandolo a riguardo della fiera annuale di San Cipriano che si svolgeva a Marcelliano, antico sobborgo di Cosilinum[2]. Il 4 Agosto 2019 il battistero si è trasformato nella tappa della 26 Pedalata Ecologica organizzata dalla Bike in Tour [3]
Cassiodoro Egli scrive:
«Da una indagine capillare ho appreso che, in un luogo della Lucania che prese il nome di Leucotea dall’antica superstizione, dall’estrema purezza della fonte ivi situata, c’è la più grande fiera in tutto il paese circostante. Tutto ciò che la industriosa Campania, o l’opulento Bruzio, o l’allevamento di bestiame calabrese, o la forte Puglia produce, è lì per essere esposto per la vendita, a condizioni tanto ragionevoli che nessun acquirente va via insoddisfatto.[…] E qui c’é in verità una meravigliosa fonte, piena e fresca, e di una trasparenza così tersa che, quando la guardi, sembra di guardare solo attraverso l’aria. Pesci scelti nuotano nella piscina, perfettamente addomesticati, perché se qualcuno presume di catturarli, sente presto la vendetta divina. Il mattino che precede la notte santa (di San Cipriano), non appena il sacerdote inizia a pronunciare la preghiera battesimale, l’acqua comincia a salire sopra la sua altezza abituale. Generalmente copre solo cinque passi del pozzo, ma l’elemento grezzo, come se si preparasse per miracoli, comincia a gonfiarsi, e alla fine copre due gradini in più, mai raggiunti in nessun altro momento dell’anno. Davvero un miracolo stupendo, che i flussi d’acqua dovrebbero quindi rimanere fermi o aumentare al suono della voce umana, come se la stessa fontana volesse ascoltare il sermone.» |
(Cassiodoro, Variae, VIII 33, 1, 3, 5-6 – trad. Raffaello Bosco-Martina Romaniello) |
Il battistero sorgeva sulle mura di un preesistente edificio pagano, evidente dal fatto, tra l’altro, che furono trovate nelle sue vicinanze molte tombe. Infatti, nel 1928, crollato un muro di rafforzamento nella sua parte occidentale, fu ritrovata un’epigrafe incisa sullo stipite di una porta, probabilmente da una tomba pagana del luogo.̝ La tomba, di età imperiale, portava l’incisione D(is) M(anibus)/ MARC/ELLIN/O FILIO /PARENT(es) / FECER(unt)[4]. Già nel 1903, comunque, in un varco del torrente Fonti fu trovata un’epigrafe di cui restava solo il frammento inferiore destro, con inciso (F)ILIAE LE…/PATER; i frammenti funerari, comunque, furono molti.[5]
Gli affreschi presenti e trasportati nella certosa di Padula sembrano databili tra la fine del X secolo e l’inizio del secolo successivo, periodo in cui sappiamo, dai resti archeologici, che il battistero fu in parte abbandonato. Nell’anno 1077, in cui il conte normanno di Marsico, Rinaldo Malaconvenienza, donò ai benedettini di Venosa la chiesa di San Giovanni in Fonti[6].
Nel corso del XIX secolo si abbandona la maggior parte delle strutture a causa dell’innalzamento dell’acqua, quindi si passa ad utilizzare solo l’ambiente ad ovest[7].
Il battistero di Marcelliano, costruito in laterizi, visibili ancora nelle pareti a nord e ad est, si caratterizza per la sorgente collocata al centro della chiesa, le cui acque, raccolte in una vasca, consentivano il battesimo dei fedeli per immersione. Presenta una struttura a pianta quadrangolare fondata su degli archi; al centro del battistero si trova dell’acqua che proviene dalla sorgente che si trova proprio al di sotto dell’edificio. Subito sulla sinistra si trova un altare, elevato con il passare del tempo per impedire all’acqua di inondarlo.
All’interno del battistero è, poi, presente un affresco che raffigura dei santi: su una parete della cappella absidata, infatti, probabilmente posti ai lati della figura di Cristo, erano dipinti i quattro evangelisti, oggi conservati nella certosa di Santo Stefano in Calabria. Queste raffigurazioni rispecchiano, secondo gli studiosi, quelle dei battisteri più antichi[8]. Nell’abside, la presenza di resti di personaggi sui troni e delle fasce percorse ad onde rossastre, con i resti di un’aureola con croce, fa pensare che la scena rappresentata fosse un Giudizio Universale[9].