Sotto il dominio dei Normanni, intorno all’anno 1050, fu costruito Il castello come luogo di avvistamento e di rifugio per la popolazione reggina, in seguito all’intensificarsi delle scorribande saracene lungo le coste calabresi e siciliane. Da questo momento vennero scritti documenti che ne danno notizia.
Nel corso del XIII secolo il castello divenne il centro di comando del fiorente feudo di Santo Niceto che nel 1200 fu tormentato dalle guerre tra Angioini ed Aragonesi che si avvicendavano sul territorio reggino e, come molte altre zone della Calabria, passò in diverse mani; nel 1321 fu consegnato agli Angioini.
Nel 1434 Santo Niceto diventa baronia e domina sui territori di Motta San Giovanni, Montebello e Paterriti (un riferimento antecedente a Motta San Giovanni si trova in un documento del 1412).
Nel XV secolo Santo Niceto, al pari delle altre motte filo-angioine, entrò in conflitto con la città di Reggio appoggiata dagli Aragonesi. Nel 1459, con il beneplacito del Duca Alfonso di Calabria, i reggini espugnarono Santo Niceto attraverso uno stratagemma: durante una notte buia, le squadre di armigeri reggini si appostarono in una valle nei pressi del castello, e dal lato opposto di esso lasciarono vagare un gregge di capre a cui erano stati applicate dei lumini accesi sulle corna. I castellani, scambiando il gregge per un esercito nemico, si lanciarono su di esso lasciando sguarnito Sant’Aniceto: i soldati reggini, approfittando della situazione, assalirono ed invasero il castello, mettendolo a ferro e fuoco[
Il castello presenta una pianta irregolare, che ricorda la forma di una nave con la prua rivolta alla montagna e la poppa al mare.
In prossimità dell’ingresso sono visibili due torri quadrate ed ai piedi della breve salita che la collega con la pianura sottostante vi è una chiesetta munita di una cupola affrescata con un dipinto del Cristo Pantocratore, soggetto tipico dell’arte bizantina.
Le mura hanno un’altezza variabile da 3 a 3,5 metri, uno spessore di circa un metro e sono ancora in ottimo stato di conservazione. I materiali di costruzione utilizzati sono per lo più costituiti da pietra squadrata, laterizi e malta molto resistente.
La dedica del castello a Santo Niceto tradisce l’origine siciliana di parte dei fondatori: in quegli anni infatti in Sicilia era particolarmente diffusa la devozione all’ammiraglio bizantino San Niceta, vissuto fra il VII e l’VIII secolo. Sbarcati in Calabria con il sostegno del governo bizantino, i profughi siciliani parteciparono con le popolazioni locali alla edificazione di un kastron, chiamandolo col nome del loro santo protettore.