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MURA POLIGONALI

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La Valle del Salto e il Cicolano sono ricche di particolari e suggestive testimonianze dell’antichità, che nel linguaggio comune sono dette Mura Ciclopiche o Pelasgiche ma che in termini archeologici si definiscono Mura Poligonali, le quali nel corso del XIX secolo hanno particolarmente colpito l’interesse di uomini di cultura ed archeologi. Fu lo studioso Louis Charles François Petit-Radel (1756-1836) ad esserne attratto per primo ed a lanciare una vera e propria campagna di ricerca nell’Italia centrale. La sue teoria era infatti che essendo tali mura simili a quelle individuate in Grecia, da Tirinto a Micene, i costruttori dovessero anche essere i medesimi, ovvero i Pelasgi i quali, dunque, sarebbero stai ben presenti in Italia in epoca preromana costruendo quelle che chiamò Mura Pelasgiche.

Il Petit Radel avviò una ricerca su vasta scala tanto che, come scrive Atto Vannucci, nella sua “Storia d’Italia” (1861). “più di duegento furono gli Archelologi, i dotti, i viaggiatori e gli artisti che presero parte alla disputa e colle loro ricerche portarono luce a questa materia”. La Valle del Salto fu per prima visitata nel 1810, dall’architetto di Stroncone Giuseppe Simelli, proprio su incarico di Petit-Radel.

Del resto, le mura poligonali non erano e non sono un rinvenimento particolarmente raro. Come scrive Giulio Magli nel suo libro “Il tempo dei Ciclopi” in Italia potrebbero essere presenti almeno200 chilometri di mura poligonali. “Molte di queste mura sono oggi sparse nelle campagne, non indicate da nessuna guida né mai studiate. Di altre che erano note in passato si sono perse o quasi le tracce, essendo state utilizzate come comode cave di pietra già tagliata. Dunque manca a tutt’oggi un censimento completo di queste opere ”. Questa osservazione è certamente vera a tutt’oggi, anche per quanto attiene la Sabina ed il Cicolano.