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GROTTE DE’ VARRI

Val de' Varri.jpg
Di Marica Massaro – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=83055432

L’inghiottitoio di Val de’ Varri si trova in un territorio di circa 4 ettari situato alle falde meridionali del monte Sant’Angelo nel comune laziale di Pescorocchiano[10]. La lunghezza della principale cavità ipogea è di circa due chilometri, mentre il dislivello raggiunge gli 80 metri[2].

L’inghiottitoio, composto da diverse grotte, si è formato grazie ai fenomeni di erosione ed erosione inversa. La prima esplorazione delle grotte risale tra il 1928 e il 1929. Altre indagini furono effettuate a cominciare dal 1946 e nell’agosto del 1997. I numerosi frammenti ceramici e parti degli scheletri di animali sono conservati nel museo Luigi Pigorini di Roma e in parte nel museo archeologico Cicolano di Corvaro. I ritrovamenti di natura archeologica e zooarcheologica hanno permesso di attestare il passaggio in questi luoghi di pastori ed allevatori nella media età del bronzo (circa 3.500 anni fa).

Vicino al voltone d’ingresso si trova la prima cascata del Rio Varri, poco dopo si aprono due rami: quello di sinistra e quello di destra. Internamente si trovano l’area archeologica, la sala delle gocce, il percorso speleo-escursionistico, i grandi massi, la seconda cascata, il salone delle confluenze, il salone delle colate e i tre salti del torrente Rio Varri.

Le grotte di Val de’ Varri sono incluse nel siti di interesse comunitario del Lazio. Un sentiero del Club Alpino Italiano collega la grotta di Val de’ Varri con l’inghiottitoio di Luppa (Sante Marie) e con le grotte di Pietrasecca (Carsoli) nella Marsica.