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TRA NU BOSCO E NA JUMARA

Questo lavoro è il frutto, direi la necessaria conseguenza, di una frequentazione assidua per quasi quindici anni del Cilento e di un ambiente musicale e culturale misterioso, talvolta estremamente nascosto, contradditorio a seconda delle stagioni o degli eventi, tuttavia avvincente ed emozionante.

A dire il vero, questo percorso inizia molto prima. Come per molti della mia generazione, nasce dalla vorace necessità di salvare alcuni aspetti culturali delle nostre radici che, in mancanza di sensibilità delle istituzioni, cadrebbero anch’essi nell’oblio, con le conseguenze che ognuno, a seconda della propria mentalità o ideologia, può prevedere.

Nel mio caso nasce principalmente dal semplice amore per la mia terra d’origine che ho conosciuto e lasciato, come tanti, per vivere altrove.

Quindi “tra nu bosco e na jumara” è una partenza, un ritorno e una quasi definitiva partenza, di cui molto è esprimibile a parole, molto in musica, molto è inesprimibile (come è giusto che sia). 

Il contenuto di questo lavoro si biforca in due territori, il libro e il CD musicale: il libro perchè le parole spesso possono aiutare, descrivere, informare, rendere partecipi o indignare, possono essere amate o detestate, sono il nostro vero sforzo di essere vivi e liberi; il CD musicale perchè è l’espressione più diretta di coloro che non poterono scrivere e rappresenta l’unico testimone di una cultura sopravvissuta forse solo con la voce e la musica, una cultura impressionante nell’esprimere senza censure tutti gli aspetti della vita, l’amore, il sesso, la morte, il lavoro, la partenza, insomma una cultura viva e libera.

I brani sono stati registrati nell’arco di quindici anni spesso con mezzi di fortuna o in condizioni difficili, a volte è stato utilizzato un registratore digitale, altre volte un semplice registratore a cassette, mentre alcune tracce sono state estrapolate da filmati. Tuttavia, essendo io un musicista e un profondo conoscitore della musica tradizionale cilentana, ho potuto spronare con facilità molti cantori/musicisti ad esprimere la loro vera musica, sempre acquisita durante feste tradizionali, feste private o luoghi adibiti ad osteria, privilegiando la qualità/veridicità dell’esecuzione per sopperire alla bassa qualità audio di molti brani.

Quindi si colga questo lavoro non come opera di etnomusicologia selvaggia, bensì come contributo alla conoscenza del vero Cilento ( per quanto possibile), soprattutto considerando che, tutt’oggi, non esiste al riguardo nessuna pubblicazione simile. Eccezione può essere fatta per una introvabile e remota raccolta pubblicata dal Centro di promozione culturale del Cilento da Amedeo La Greca e Giuseppe Palladino che, seppur lodevole e valida, sottovalutava a volte l’aspetto musicale. Il resto sono solo opere di musicisti che vorrebbero modificare e nobilitare una musica popolare già nobilitata di suo.