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MADONNA DEL SACRO MONTE (Novi Velia)

Santuario Monte Sacro Novi Velia.JPG
Di Antonio Sabetta – Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=77025928

Il culto della Madonna del Sacro Monte, il cui santuario è il più alto in Italia ed è collocato sulla vetta del massiccio del Gelbison, risale al 1300.

La Vergine, una statua lignea restaurata in epoca moderna, è rappresentata seduta con in braccio sul lato sinistro il bambino e con la mano destra atteggiata a distribuire i suoi favori divini. La figura slanciata, il viso bruno e allungato e gli occhi alla greca, ci riportano all’iconografia bizantina e alla colonizzazione “basiliana” dei monaci italo-greci, seguaci dei precetti di San Basilio, fondati sulla preghiera, la meditazione e lo studio delle Sacre Scritture. I monaci basiliani fuggiti da Bisanzio si rifugiarono nell’Italia Meridionale e in particolare trovarono nel Cilento il luogo ideale per l’isolamento necessario alla loro vita eremitica. I fondatori del santuario, che in origine era solo un piccolo tempio, sicuramente all’inizio vissero in grotte naturali o intorno alla grotta nella quale avevano sistemato l’Immagine della Madonna, alla quale è legata una leggenda, riferita dal monaco celestino Bernardo Conti. Alcuni pastori di Novi Velia, volevano edificare ai piedi del monte un piccolo tempio dedicato alla Madonna, ma tutti i loro tentativi furono vani perchè al mattino il lavoro del giorno innanzi si trovava disfatto. Essi decisero così di vegliare di notte per scoprire che disfacesse il lavoro. Portarono con loro un agnello per cibarsene, ma quando stavano per ucciderlo,questi fuggì e arrivò sulla vetta del monte e si arrestò davanti ad un muro che ostruiva una piccola grotta. In essa era posta l’effige della Madonna. Attoniti, i pastori ridiscesero a raccontare l’accaduto ai compaesani e al vescovo di Capaccio, il quale si recò sul luogo per constatare con i propri occhi. Ma, al momento di benedire la grotta, risuonò una voce dall’alto: “Questo luogo è santo ed è stato consacrato dagli Angeli”.

Dall’ultima domenica di maggio fino alla seconda domenica di ottobre, migliaia di pellegrini si accingono alla salita del monte e danno vita ad una sentita via crucis fino al sagrato della Chiesa. Il pellegrinaggio al Monte è accompagnato dal suono delle zampogne, delle ciaramelle e degli organetti con litanie e canti liturgici dei fedeli. Sfilano, inoltre, gli stendardi, le “cente” e i “torcioni”, grandi ceri votivi dipinti portati dai pellegrini come umile dono alla Vergine. Molteplici sono le manifestazioni della religiosità popolare, nelle sue forme più semplici e spontanee, e molti i segni di devozione, come ad esempio compiere in ginocchio il percorso dalla soglia all’altare.