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PALAZZO TALAMO

Uno tra gli edifici più antichi di Marina di Camerota è il palazzo della famiglia Talamo; la costruzione risale al 1786 (restaurato poi nel 1844, come testimonia una descrizione ritrovata sul davanzale di una finestra dello stesso edificio).

“Costruita nel Settecento senza economia di spazi, aveva le mura esterne grigie e solide, numerose camere, finestre, balconi, terrazzi e giardini. Situata sulla roccia, si affacciava sul mare, dominando l’insenatura. Nelle giornate burrascose la schiuma delle onde arrivava sui balconi. […] Un caratteristico ponticello collegava la casa al centro del paese, precisamente nell’unica piazza dove sorgeva la Chiesa. […] Il suono delle campane era una ricorrente melodia; un orologio situato sul campanile scandiva le ore che echeggiavano per tutta la casa.” (Liliana Voria Talamo, I racconti e le poesie di Liliana… Ricordi, Edizioni Albatros)[2]

Gli antenati della famiglia erano pescatori benestanti, provenienti dalla Costiera Amalfitana (più precisamente da Positano), che decisero di stabilirsi nel paesino costiero per intraprendere varie attività commerciali ed agricole. Tra gli antenati si annoverano due sacerdoti, Francesco Saverio Talamo e Giuseppe Antonio Talamo (vissuti rispettivamente nel XIX e nel XX secolo), che hanno contribuito all’allestimento della Chiesa Parrocchiale di Marina di Camerota lasciando a testimonianza dell’operato l’organo monumentale della chiesa e la biblioteca ecclesiastica custodita in casa Talamo e successivamente donata dalla famiglia alla Parrocchia nel 2019.

Dal portone d’ingresso principale, in via Diaz, salendo da uno scalone a due rampe in pietra si accede al primo piano dell’edificio dove si trova l’abitazione della famiglia in cui era presente fino agli anni ‘90 una cappella sconsacrata. Il palazzo originariamente si sviluppava in lunghezza estendendosi fino alla ex via Oberdan.

Il secondo ingresso della casa si trova in piazza San Domenico. Nel corso degli anni quest’ultimo è diventato l’ingresso primario grazie alla posizione e alle caratteristiche architettoniche che lo contraddistinguono. Da questo ingresso, infatti, superando un giardino ed un ponte coperto da un pergolato di buganvillee, glicine e vite, si accede ad una grande terrazza su cui affacciano l’ingresso, la cucina ed altre stanze.

Il palazzo è dotato di numerose ed ampi ambienti e, al pianterreno (via Diaz), si trovano alcuni locali che in tempi passati erano adibiti a magazzini per il deposito di grano, olive ed olio. Gli stessi, nella prima metà del ‘900, hanno ospitato la farmacia del Dr. Francesco Saverio Talamo.

Al terzo piano del palazzo si trova un’ala denominata “Camere di Monsignore”, chiamata così perché utilizzata per ospitare i sacerdoti invitati durante le festività religiose. In essa permane un caratteristico pavimento in ceramica risalente all’epoca borbonica ed alcuni affreschi a soffitto.

Oltrepassate le “Camere di Monsignore” si accede tramite lo scalone principale ad una grande soffitta, utilizzata per la produzione casalinga di sapone e come deposito di anticaglie.

Il palazzo, che conserva ad oggi ancora tutte le caratteristiche strutturali dell’epoca, è tuttora di proprietà della famiglia Talamo.