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SANTUARIO

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Il santuario di San Michele Arcangelo si trova a Monte Sant’Angelo, sul Gargano, in provincia di Foggia. Questi è anche noto come Celeste Basilica, in quanto, secondo la tradizione, direttamente consacrato dall’Arcangelo Michele[1]. Ha dignità di basilica minore[2], e fa parte dei maggiori centri di culto dell’Arcangelo dell’intero Occidente insieme alla sacra di San Michele in val di Susa ed a Mont-Saint-Michel in Francia. Fa parte del sito seriale “Longobardi in Italia: i luoghi del potere“, comprendente sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell’arte longobarda, iscritto alla Lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO nel giugno 2011.

Il luogo è venerato a partire dal 490, anno in cui secondo la tradizione avvenne la prima apparizione dell’arcangelo Michele sul Gargano a san Lorenzo Maiorano.[3] Un primo santuario venne costruito nel 493 sulla grotta dove avvenne l’apparizione e a partire dal VII secolo l’area garganica nella quale sorgeva il santuario, entrò a far parte dei domini Longobardi poiché compresa nei territori del Ducato di Benevento.

L’opera di conversione dei Longobardi, già avviata nel 589 dalla regina Teodolinda,[4] venne completata sotto il regno di Cuniperto;[5][6] il culto micaelico si sviluppò quindi entro un contesto di religiosità arcaica,[7] in cui trovava grande seguito la venerazione di quei santi percepiti come affini alle divinità di ascendenza norrena della tradizione germanica. All’Arcangelo Michele furono infatti attribuite le medesime virtù guerriere un tempo adorate in Odino, dio germanico della guerra, guida verso l’aldilà, nonché protettore degli eroi e dei guerrieri.[8][9]

A San Michele vennero con il tempo dedicati svariati edifici religiosi, in particolare nel territorio del Ducato di Benevento, dove il primo epicentro del culto micaelico presso i Longobardi fu proprio il Santuario di San Michele Arcangelo e dal quale si diffuse in tutto il Regno Longobardo fino a essere presto considerato il santo patrono dell’intero popolo.[9][10]

Il Santuario di San Michele Arcangelo divenne quindi il principale centro di culto dell’arcangelo dell’intero Occidente, modello tipologico per tutti gli altri. Esso fu oggetto del mecenatismo monumentale sia dei duchi di Benevento, sia dei re installati a Pavia, che promossero numerosi interventi di ristrutturazione per facilitare l’accesso alla grotta della prima apparizione e per alloggiare i pellegrini. Il Santuario San Michele Arcangelo divenne così una delle principali mete di pellegrinaggio della cristianità, tappa di quella variante della Via Francigena oggi chiamata Via Sacra Langobardorum che conduceva in Terra Santa[6]. Il santuario infatti è uno dei tre maggiori luoghi di culto europei intitolati a San Michele, insieme alla sacra di San Michele in val di Susa, e all’abbazia di Mont-Saint-Michel in Normandia.

Il santuario è collegato con la città di Lucca per alcuni importanti fatti, come la presenza del vescovo lucchese Alfonso Puccinelli, quale anche testimone dell’apparizione di San Michele nel 1656. A Lucca, nella chiesa di San Michele in Foro, vi si trova anche una statua molto simile a quella presente nel santuario di San Michele, donata dal vescovo Puccinelli alla Repubblica di Lucca come simbolo di ringraziamento alla città d’origine, dopo l’apparizione del 1656.

Dopo la caduta del Regno longobardo nel 774 il santuario conservò la propria importante funzione all’interno della Langobardia Minor, sempre nell’ambito del Ducato del Benevento che in quello stesso anno si elevò, per iniziativa di Arechi II, al rango di principato. Quando anche Benevento cadde nel corso dell’XI secolo, del santuario di San Michele Arcangelo si presero cura prima i Normanni, poi gli Svevi e gli Angioini, che si legarono a loro volta al culto micaelico e intervennero ulteriormente sulla struttura del santuario stesso, modificandone la parte superiore e arricchendolo di nuovi apparati decorativi.