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DUOMO

Ravello Duomo.JPG
Di Istvánka – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7141419

È stato fondato nel 10861087 sul modello dell’abbazia di Montecassino: a questo periodo risale la messa in opera degli architravi romani di reimpiego, visibili sulle tre porte nella facciata[3].

Notevole è il portale centrale, a formelle bronzee, opera di Barisano da Trani datata 1179, donate da Sergio Muscettola, marito di Sigilgaida Pironti. Nella formella centrale della terza fila del battente sinistro si legge:[4]

(LA) «Anno millesimo centesimo septuagesimo nono Incarnacio Iesu Christo Domino Nostro memento Domine famulo tuo Sergio Musetule et uxori sue Sicligaude et filiis suis Mauro et Iohannes et filia sua Anna qot ista porta facere agit ad honorem Dei et Sancte Marie Virginis»(IT) «Ricorda, o Signore, il tuo servo Sergio Muscettola e sua moglie Sigilgaida e i suoi figli Mauro e Giovanni, e sua figlia Anna, poiché egli fece fare questa porta nell’anno 1179 dell’Incarnazione di nostro Signore Gesù Cristo, per l’onore di Dio e della Santa Maria Vergine»
(Iscrizione sul battente sinistro)

Il campanile a due piani, con bifore e archi intrecciati, risale al XIII secolo.

Nel XVIII secolo fu demolito il portico antistante la facciata (ne rimangono quattro colonne). Nello stesso secolo, l’interno era stato ridecorato con stucchi barocchi, successivamente rimossi (sono stati conservati solo nel transetto e nell’abside).

All’interno due splendidi amboni a intarsi marmorei lo arricchiscono fronteggiandosi: a destra l’ambone del Vangelo, opera di Nicola di Bartolomeo da Foggia (1272), e a sinistra un altro di derivazione bizantina, con la raffigurazione dell’episodio biblico del profeta Giona e del mostro marino, donato dal secondo vescovo di Ravello (1130).

Nella cappella seicentesca a sinistra del presbiterio è custodita, secondo la tradizione, l’ampolla del sangue di san Pantaleone, reliquia presente in Ravello già nel 1112 e che, ogni anno, presenta il fenomeno della liquefazione.

Oggetto di restauri negli anni trenta del secolo scorso ad opera dell’architetto Gino Chierici che modificò la facciata barocca, successivamente negli anni settanta, anche gli interni furono spogliati della veste barocca , costituita da volte e pilastri inglobanti le colonne romaniche, realizzati per consolidare le strutture danneggiate da eventi sismici. Dopo diversi anni di fermo cantiere, finalmente nel 1996, il soprintendente della Soprintendenza BB.AA. SS. di Salerno e Avellino, arch. Ruggero Martines riuscì a reperire i fondi per ultimare i lavori di restauro. Sotto la sua guida con la collaborazione e la consulenza dell’arch. Alberto White il cantiere fu riaperto con il completamento dell’opera ed oggi l’insigne monumento sacro, in un contesto spaziale in cui dialogano l’aula a tre navate romanica ed il presbiterio barocco, può degnamente ospitare i pregevoli tesori artistici ,anch’essi restaurati.

L’organo a canne, che si articola in due corpi fonici (quello maggiore su cantoria in controfacciata, con consolle indipendente a trasmissione meccanica, quello corale nel braccio destro del transetto) è stato costruito da Ponziano Bevilacqua ed è stato inaugurato nel 2005. Esso dispone di 35 registri per un totale di 2436 canne; la consolle principale è mobile indipendente, è situata nei pressi del presbiterio e ha tre tastiere e pedaliera.