Folk Maps

MADONNA NERA DEL CARMINE

File:La Bruna.jpg
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:La_Bruna.jpg#/media/File:La_Bruna.jpg

La basilica santuario del Carmine Maggiore è una delle più grandi basiliche di Napoli. Risalente al XIII secolo, è oggi un esempio unico del Barocco napoletano; si erge in piazza Carmine a Napoli, in quella che un tempo formava un tutt’uno con la piazza del Mercato, teatro dei più importanti avvenimenti della storia napoletana. Il popolo napoletano ha l’abitudine di usare l’esclamazione “Mamma d’o Carmene”, proprio per indicare lo stretto legame con la Madonna Bruna.

La tradizione racconta che alcuni monaci, fuggendo dalla persecuzione dei saraceni in Palestina, venendo in Napoli, portarono un’immagine della Madonna da essi venerata sul monte Carmelo, culla del loro ordine. Vi era in Napoli, presso la marina fuori dalla città, una piccola cappella dedicata a san Nicola che fu concessa ai monaci, che da allora vi si insediarono e collocarono l’immagine della Madonna in un luogo detto “la grotticella”.

Ma il primo documento storico della presenza dei carmelitani a Napoli si ha nel 1268, quando i cronisti del tempo descrivono il luogo del supplizio di Corradino di Svevia nella piazza antistante la chiesa di Santa Maria del Carmine.

In realtà, l’Icona della Vergine Bruna (per il colore della pelle) sembra opera di scuola toscana del XIII secolo. È una tavola rettangolare, alta un metro e larga 80 centimetri. L’immagine è del tipo detto “della tenerezza”, in cui i volti della Madre e del Figlio sono accostati in espressione di dolce intimità (modello bizantino della Madonna Glykophilousa). Come in ogni icona ne possiamo leggere un messaggio:

  • le aureole dorate e il fondo dell’icona, anch’esso dorato (l’oro simboleggia il colore del sole), indicano la santità della Madre e del Figlio;
  • il colore azzurro-verde (colore dell’acqua marina, simbolo della fertilità) del manto della Madonna ricorda il valore della sua maternità divina;
  • il colore rosso (simbolo dell’amore) della tunica sotto il manto e della quale una parte copre il bambino, indica il forte amore che unisce la Madre al Figlio;
  • la stella con coda pendula del manto è segno della sua verginità;
  • la tunica color pelle di pecora del bambino ci ricorda che egli è l’Agnello di Dio;
  • la mano sinistra della Madonna, che stringe in braccio il Figlio è segno di tenerezza. La mano destra, in risposta alla supplica: “Mostraci il frutto del tuo grembo, Gesù…”, indica: “Ecco la via, la verità e la vita”;
  • I volti della Madre e del Bambino sono accostati in espressione di tenerezza.

Ogni anno, il 15 luglio, in occasione dei festeggiamenti in onore della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, ha luogo il tradizionale simulacro di incendio del campanile. Quando sia iniziata questa tradizione non è conosciuto, ma sappiamo che già ai tempi di Masaniello, c’era l’usanza di fingere un attacco ad un fortino in legno costruito in piazza del Mercato per poi chiudere la rappresentazione con l’incendio dello stesso. Masaniello, era uno dei capi dei lazzari che assalivano il fortino, e la sua rivolta iniziò proprio durante i preparativi della festa del Carmine. Durante il regno dei Borbone, i sovrani di Napoli omaggiavano la Vergine, regalando ogni anno due barili di polvere pirica per gli spettacoli esterni. Nel secolo scorso, la festa richiamava folle da ogni parte della città e della provincia, caratteristiche erano le bancarelle dei venditori di impepate di cozze, di cocomeri, e soprattutto la tradizione casalinga del tarallo e della birra al balcone di casa propria mentre si ascoltavano le canzoni radiodiffuse per le vie del quartiere.

Alle ore 22.00 del 15 luglio si spengono le luci della piazza, e ha inizio lo spettacolo: girandole colorate richiamano l’attenzione dei presenti, poi dei bengala colorati con la scritta Napoli devota alla Madonna Bruna ricordano allo spettatore che quello spettacolo appartiene al popolo, e così, ha inizio l’incendio del Campanile. Un razzo chiamato dai tecnici ‘o sorece(il topo) parte dall’attiguo terrazzo per colpire il piano delle campane e in un turbinio di esplosioni ha inizio l’incendio: delle piogge colorate rivestono l’intera mole del Campanile e illuminano a giorno la piazza, poi tra sbuffi di fuoco e scoppi si accende la croce in cima al campanile (posta a 75 metri di altezza) e così, mentre infuria l’incendio, una stella luminosa va a prendere l’immagine della Madonna, che, salendo verso il campanile, doma e spegne le fiamme.