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MUSEO NAZIONALE DI SAN MARTINO

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Di Lalupa – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2798424

Il museo nazionale di San Martino fu aperto al pubblico a Napoli nel 1866, all’indomani dell’Unità d’Italia, dopo che la Certosa inclusa tra i beni ecclesiastici soppressi, fu dichiarata monumento nazionale.

Per volontà dell’archeologo Giuseppe Fiorelli gli ambienti furono destinati a raccogliere in un museo testimonianze della vita di Napoli e dei Regni meridionali (Regno di Napoli e Regno di Sicilia prima e del Regno delle Due Sicilie dopo). Al museo, che si sviluppa su due livelli, si accede dai due chiostri della certosa.

Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali gestisce museo e certosa tramite il Polo museale della Campania, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei.

Sono presenti cicli di affreschi di Paolo De Matteis raffiguranti San Bruno che intercede presso la Vergine per l’umanità inferma (1699).

La sezione comprende vari modelli di imbarcazioni reali: due corazzate, la Corazzata Re Umberto e la Corazzata Regina Margherita, un’elegante Lancia reale ed un Lancione a ventiquattro remi che Napoli donò a re Carlo di Borbone. Inoltre vi è il Caicco donato dal sultano turco Selim III a Ferdinando IV di Borbone, databile alla seconda metà del XVIII secolo.

Sono inoltre esposti vari modelli originali di imbarcazioni, armi bianche e da fuoco e documenti storici.In questa sala sono ospitate le carrozze reali: la carrozza degli Eletti, la più antica della Città, e la carrozza di Maria Cristina di Savoia.La carrozza degli Eletti fu realizzata tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo per volere del Tribunale di San Lorenzo per trasportare gli Eletti della Città. Essa è probabilmente di fabbrica inglese, poiché fu rinvenuto un suo antico disegno con indicazioni in lingua inglese, e riveste un ruolo molto importante e emblematico per il popolo partenopeo in quanto è stata impiegata nelle più significative parate di Napoli, tra cui quella di Piedigrotta e la Processione del Corpus Domini. Tutte le decorazioni esterne sono nei toni dell’oro e alludono alla tradizione popolare: sulle portiere sono applicati dei vasi in lamina metallica decorata e degli scudi di rame su cui sono dipinte delle figure allegoriche. Il dipinto sullo scudo a destra raffigura la giustizia disposta tra due puttini, invece l’immagine sullo scudo a sinistra non è più leggibile. Sul retro della carrozza vi è un’altra raffigurazione con una donna avente ai piedi un leone e a destra un angelo che sorregge uno stemma. Sul fregio superiore, sia avanti che indietro, si trova lo stemma di Napoli, giallo e rosso, con una C che indica la parola comune, due angeli reggono il sedile del cocchiere, molto ampio e in velluto rosso, come tutti gli interni della carrozza, che sono stati rifatti, probabilmente, alla fine del 700 e poi agli inizi dell’800. Nel 1865 la carrozza fu chiesta da Giuseppe Fiorelli al sindaco della Città per poterla esporre al pubblico e da allora si trova nel Museo di San Martino.Lo stato di conservazione della carrozza presenta diverse problematiche: la stratificazione di polvere, vernici e dorature alterate non consente la lettura di tutte le superfici decorate, gli insetti xilofagi hanno rovinato gran parte della cassa, anche gli elementi strutturali e decorativi in metallo sono molto usurati a causa della grave ossidazione dei materiali e la presenza di ruggine nelle parti in ferro, i tessuti e i cuoi necessitano di un intervento di restauro e le parti scolpite versano in gravi condizioni, poiché ai vecchi danni si associano nuove lesioni, perciò attualmente è oggetto di una raccolta fondi Art Bonus.La carrozza di Maria Cristina di Savoia fu realizzata nel 1806 per Ferdinando IV di Borbone, ma fu quasi certamente utilizzata anche da Gioacchino Murat nel periodo 1808-1815, quando fu nominato reggente del Regno di Napoli. Dopo la sua morte fu impiegata dal re Ferdinando II delle Due Sicilie e dalla sua prima moglie, Maria Cristina di Savoia, per partecipare alle feste civili e religiose; fu quindi costruita per i Borbone e da loro utilizzata fino alla fine del Regno delle Due Sicilie, e poi con l’unità d’Italia passò in uso ai Savoia. Presenta delle caratteristiche tipiche della grande tradizione napoletana, la cassa è ricoperta da una lamina di bronzo dorato e tutte le decorazioni e i tessuti sono nei toni dell’oro, le superfici sono adornate con intagli lignei che raffigurano dei motivi allegorici e i simboli del Regno Borbonico, e sulla sommità c’è una statua lignea che riproduce i simboli della corona, sostenuta da due angeli.La carrozza di Maria Cristina presenta diversi problemi nei rivestimenti: la lamina di bronzo dorato si è ossidata, le parti dorate e le parti dipinte in celeste sono molto rovinate a causa dell’impoverimento degli strati preparatori e delle superfici, tutti gli elementi in ferro risultano sporchi e ossidati, e anche i tessuti di rivestimento sono sporchi di polvere, usurati e sfibrati. L’attacco degli insetti xilofagi ha notevolmente indebolito varie sezioni della carrozza, ma il problema più grave è costituito dal cedimento e dalla consequenziale perdita delle quattro cinghie di sospensione della cassa; la carrozza è quindi oggetto di una raccolta fondi su Art Bonus.