Il santuario di Santa Maria delle Armi è un complesso monumentale, di origine medievale, della Calabria. Si trova nel territorio di Cerchiara di Calabria alle pendici del monte Sellaro a 1015 m s.l.m. con vista sulla pianura di Sibari e sul golfo di Taranto.
L’odierno santuario sorge su un antico sito monastico bizantino, alle pendici del monte Sellaro, anche noto come monte santo. Già nel X secolo si ha notizia nella Vita di san Saba di un monachus ascetarii Armon (un monaco proveniente dall’ascetario delle Armi) e, poco distante, dell’esistenza del celebre monastero bizantino di Sant’Andrea, guidato dagli abati (egùmeni) Pacomio e san Gregorio da Cerchiara.
Nel 1192 una ricca donazione in greco di un facoltoso cerchiarese, Gervasio Cabita, menziona, tra gli altri beneficiari, il monastero femminile di Santa Maria delle Armi e la sua chiesa.
Nel corso del XV secolo, dopo un probabile periodo di abbandono, la chiesa è di nuovo meta di pellegrinaggio.
Nel 1517 il vescovo di Cassano, Marino Tomacelli di Napoli, con bolla ufficiale, dona il giuspatronato della chiesa alla Universitas Civium Circlarii (l’allora comune di Cerchiara) per aver eseguito importanti lavori di ristrutturazione. Da allora anche i signori di Cerchiara, i principi Sanseverino di Bisignano e i Pignatelli di Cerchiara, incrementarono con le proprie offerte il complesso monumentale (da un edificio loggiato agli altari settecenteschi, dagli affreschi alla cappella della Madonna).
Al 1533 risale la costruzione, a partire dal santuario, di un complesso di strutture assistenziali. Il santuario è stato infatti una Pia Casa di Carità sino ai primi decenni del XVIII secolo, dedito soprattutto ad accogliere e istruire persone indigenti e orfanelli.[1] In questo contesto, agli esposti accolti dal santuario vennero dati i cognomi Dell’Armi e Cerchiara.
L’antica leggenda vuole che nel 1450 alcuni cacciatori di Rossano videro una cerva infilarsi in una piccola grotta del monte Sellaro. Giunti al suo interno non videro più la cerva ma due icone lignee raffiguranti i Santi evangelisti. I cacciatori, meravigliati del prodigio, portarono le tavolette nella loro città, a Rossano. Qui però le tavolette sparirono ripetutamente per essere poi sempre ritrovate nel luogo del loro rinvenimento. Si decise quindi di edificare una piccola cappella che le custodisse. Durante i lavori, un fabbro indispettito da una pietra ovale, inservibile al suo scopo, la quale gli capitava sempre tra le mani, la ruppe con un colpo deciso. Questa si aprì in due: da un lato l’immagine della Madonna con il Bambino e dall’altra San Giovanni Battista. La prima è custodita gelosamente ancora in una cappella con marmi policromi all’interno della chiesa, l’altra fu trafugata e, secondo una tradizione, trasportata a Malta.