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DUOMO DI SAN NICOLA DI BARI

Chiesa Madre, Gangi PA, Sicily, Italy - panoramio.jpg
Di trolvag, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=59131999

Opinioni in controtendenza definiscono la costruzione intitolata a San Nicolò di Bari fin dalle origini, unica parrocchia e chiesa madre del borgo in epoca normanna.

I simboli araldici (guerriero sulla torre) riconducibile ai Ventimiglia, il grifone alla famiglia Graffeo, le tre stelle dei Bongiorno, quelli degli esponenti della contea e marchesato di Geraci rimandano a nuclei e rami genealogici che in Sicilia affondano le loro radici alla riconquista normanna.

Tuttavia, in assenza di fonti documentali certe e riscontri oggettivi attendibili l’ipotesi delle origini sotto il regno degli Altavilla non trova fondamento.Infatti, l’arabo-normanna Maqara, in realtà Beqara (dall’arabo beqqar, cioè “vaccaro”, “bovaro”, secondo l’interpretazione di Amari)non sorgeva sul Marone , sito dell’odierna Gangi, ma in altro luogo (per molti, è l’interpretazione più accreditata, contrada Vaccara-Casalini nei pressi di Sperlinga e Nicosia, in alternativa in una montagnola prospiciente Gangi, c.da Balate). Sul Marone, infatti, non è mai esistita una Maqara-Gangi normanna [M. Siragusa, “La storia di Gangi”, Palermo,Bompietro-Locati, 500 g, 2017].

Nel 1429 la Torre dei Ventimiglia, divenne in breve campanile adiacente al tempio: il pinnaculum. La costruzione era indicata come “ecclesie sancti Nicolai maiori ecclesie di terre“. Un pinnacolo gotico è documentato in luogo della primitiva cupola.

La pinnata – porticato coperto al piano terra che si sviluppava lungo il fianco meridionale della chiesa – costruita a ridosso di San Nicolò costituiva il cuore commerciale e politico del borgo insieme al castello trecentesco. Il consiglio cittadino, si riuniva proprio sotto la pinnata, e prima di allora, all’interno della chiesa come attestavano documenti conservati presso il locale archivio storico comunale.

L’edificio è documentato ad una sola navata, più corta e più stretta di quella odierna, intersecata da transetto con cappellone del presbiterio e bracci dotati di absidi circolari. Esternamente presentava il prospetto a capanna, col tetto a due falde sorretto da capriate lignee.

Secondo il contratto d’opera datato 27 settembre 1654 il Magister Lucas Morina oriundus Terre Militelli et habitator Civitatis Nicoxie fu autore del portale cieco, impropriamente detto di San Sebastiano, manufatto collocato sul prospetto in corrispondenza della navata sinistra.

È probabile che la piccola edicola marmorea – e con essa il culto di San Sebastiano – abbia avuto origine dopo la grave epidemia di peste che nel 1422 sconvolse gran parte della Sicilia.

Con gli adeguamenti post-conciliari assunse impianto basilicale a tre navate con pianta a croce latina, subendo l’allargamento verso la piazza e un allungamento lungo l’asse longitudinale che la portò a inglobare la possente e vetusta torre, divenuta così parte integrante dei fabbricati. La cupola sulla crociera risulta documentata intorno il 1680.

Seguiranno continui rinnovamenti architettonici, in gran parte sotto la direzione dell’architetto gangitano Gandolfo Felice Bongiorno:

  • 17361737, riconfigurazione del coro con un apparato decorativo in stucco, ornamenti al presente non più esistenti;
  • 17381740, installazione del nuovo organo affidato al palermitano Michele Andronico.

Riconsacrazione alla presenza delle maggiori autorità del tempo (il vescovo di Cefalù Domenico Valguarnera, i principi Valguarnera, l’arciprete La Punzina.

  • 17481750, realizzazione della nuova sagrestia, sopra il nuovo bastione dietro il transetto destro;
  • 1758, decorazione a fresco dell’Oratorio del Santissimo Sacramento e dei Cappuccinelli, opera del pittore palermitano Crispino Riggio;
  • 17731779, si annoverano nuovi interventi che comportarono il rifacimento della cupola, compito affidato a mastro Francesco Lo Cascio, a mastro Nunzio Pirrone da Tusa e al gangitano Mariano Castello, sotto la direzione di Gandolfo Felice Bongiorno. La primitiva cupola settecentesca maiolicata fu sostituita – per ragioni statiche – dall’attuale cupola rivestita in lamine di piombo e rame.