Celebravano gli antichi poeti la dolcezza del miele ibleo. Tornando a discorrere della Sicilia e dell’amico Sciascia, che di essa è stato l’interprete più pungente, Gesualdo Bufalino rovescia l’antico motto, giovandosene a definire, dietro le lusinghe della luce mediterranea, le resistenze della tenebra e le multiple passioni della sua gente. Ne risulta un libro-mosaico, nato da occasioni maggiori e minori, ma ininterrottamente soggetto a quello spasimo stilistico ch’è lo stemma più visibile dell’autore.