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ANAKTORON DI PANTALICA

Pantalica Anaktoron aerial view.jpg
Di Jorre (Jochen Reinhard) – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=22830653

«Se Pantalica era fin da quattro secoli addietro conosciuta per le sue immense necropoli, nessuno aveva tenuto conto di un rudere molto importante, che oggi è, disgraziatamente, ridotto in tristi condizioni. Io lo vidi per la prima volta nel febbraio del 1889, e dubitai allora della sua alta antichità; lo rividi e lo studiai nel giugno del 1895, prendendone le fotografie, schizzi e misure, dopo averlo sgombrato completamente dalle terre che in parte lo nascondevano; fu allora che mi convinsi trattarsi di un edificio antichissimo ed unico nel suo genere, trasformato e adattato dopo molti secoli dagli abitatori che in tempi bizantini vissero sulla montagna di Pantalica, il quale oggi ancora in bocca ai villani è detto palazzo della Regina

L’Anaktoron di Pantalica è un edificio megalitico rinvenuto sull’acropoli di Pantalica, nel territorio di Sortino, comune italiano della provincia di Siracusa in Sicilia.

Sull’altopiano di Pantalica rimangono quasi esclusivamente i ruderi dell’anaktoron, un edificio megalitico di grossi blocchi di 37,5×11,5m, con diverse stanze rettangolari, evidente imitazione dei palazzi micenei. Secondo questa tesi il principe locale (Anax) proprio come quelli micenei comandava sulla popolazione locale. Esso appartiene alla prima epoca di Pantalica (XIIXI secolo a.C.) e ne rimangono soltanto i blocchi di fondazione. A tal proposito Paolo Orsi scrive:

«Qualcuno degli Egei che poco prima del Mille toccavano la costa siracusana, si spinse o volontario o captivo per entro la valle dell’Anapo fino all’aspra Pantalica che già attraeva merci egee e si mise al servizio del principe come dimostrano i principi tectonici della Grecia micenea nel nostro palazzo ed anche lo schema planimetrico che ricorda in qualche parte le costruzioni achee.[2]»

egli quindi sostiene, assieme a diversi studiosi, il legame con le maestranze micenee che potrebbero aver favorito la costruzione dell’edificio anche in virtù di un già presente commercio tra le due sponde del mediterraneo. Ma non solo, è ben evidente che i siculi non fossero abili costruttori di edifici in pietra, poiché essi risiedevano in capanne fatte in materiale deperibile. Questa anomalia fu subito riscontrata da Orsi che ipotizzò l’ulitizzo di maestranze esterne, in grado di eseguire lavori altrimenti non attuabili.

«Se dunque i Siculi non furono né muratori, né costruttori, si affaccia come una strana anomalia l’edificio di Pantalica, che non a torto ho chiamato sede principesca o Anàktoron.»
(Paolo Orsi[1])

L’edificio fu modificato e riutilizzato in epoca bizantina dopo un precedente abbandono. Vennero eseguite delle modifiche come il rinforzo con calce del muro perimetrale e la creazione di un pavimento in cemento. Il suo definitivo abbandono è avvenuto a causa di un incendio, forse dovuto dall’arrivo degli arabi.

All’interno sono state rinvenute diverse armi in bronzo e una fonderia, che fanno supporre un’ipotetica privilegio di fusione da parte del principe ivi residente. Bisogna tuttavia aggiungere che le porte dell’edificio avevano l’apertura verso l’esterno, il che fa supporre anche la funzione non residenziale del palazzo ma di possibile deposito o forziere.