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SCAVI ARCHEOLOGICI

Di G.dallorto – Opera propria, Attribution, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=37447689

Gli scavi archeologici di Siracusa riguardano reperti che coprono un vasto arco di tempo che va dall’età neolitica fino alla tarda epoca medievale. Durante gli scavi sono stati riportati alla luce importanti materiali che testimoniano le svariate epoche della città antica.

Gli studiosi definiscono l’età preistorica siciliana in due fasi: la prima fase è caratterizzata dall’utilizzo di materiali come la selce, l’ossidiana, la ceramica dipinta e più raramente il rame. La seconsa fase è invece caratterizzata dall’introduzione di materiali differenti, la cui conoscenza è stata acquisita tramite i rapporti commerciali intrapresi con il Mediterraneo orientale, che hanno portato all’utilizzo del bronzo e del vasellame in una maniera già riscontrata in reperti di origine grecocretese e micenea.

Nella zona di Siracusa sono state rinvenute tracce di vita umana risalenti all’era paleolitica superiore, il che vuol dire ad un’età di circa 18.000 anni prima di Cristo. Il sito costiero dove ora sorge Siracusa, è stato fortemente interessato da nuclei abitativi già in tempi preistorici. Tra i primi abitatori si pensa vi fossero i Sicani, un popolo di incerta origine che viene identificato come di stirpe ligureiberica, mentre non è chiaro quando vi si insediarono i Siculi, popolo anch’esso di incerta origine, il quale divenne egemone sulle coste orientali della Sicilia, riuscendo a far allontanare i Sicani verso l’entroterra siciliano.

Il toponimo di Siracusa trarrebbe la sua origine proprio dalla lingua sicula. Molte ipotesi sono state avanzate sulla terra d’origine dei Siculi; tra queste spicca una provenienza Italica, un popolo protolatino o di origine ligure, il cui sovrano, Sikelòs, diede loro il proprio nome, come affermano gli storici siracusani Antioco e Filisto.

«La regione, che ora chiamasi Italia, anticamente tennero gli Enotri; un certo tempo il loro re era Italo, e allora mutarono il loro nome in Itali; succedendo ad Italo Morgete, furono detti Morgeti; dopo venne un Siculo, che divise le genti, che furono quindi Siculi e Morgeti; e Itali furono quelli che erano Enotri»
(Antioco di Siracusa, in Dionigi di Alicarnasso 1, 12)

I villaggi di età neolitica di Stentinello, Matrensa, OgninaPlemmirio, Cozzo Pantano, Thapsos e Ortigia. Da questi siti è pervenuta un’ingente quantità di materiale archeologico, odiernamente esposto al museo regionale Paolo Orsi di Siracusa.

Altri siti risalgono al periodo Litico: la latomia detta “la Cava del Filosofo”, dove sono state ritrovate molte schegge e materiale litico tanto da destare il sospetto che lì ci fosse stata una vera officina. Le genti che hanno lasciato questi reperti si pensa fossero di stampo ibero-liguroide, imparentate con il ramo della famiglia umana che nell’occidente europeo lasciò i dolmen.

Occupa una vasta area archeologica interna nel siracusano, la necropoli di Cassibile; ubicata nei pressi della odierna frazione di Siracusa, Cassibile, si tratta di una delle testimonianze di epoca pre-greca più importanti della Sicilia. In essa sono state rinvenute circa 2.000 tombe scavate a grotticella artificiale, databili intorno all’anno 1000 a.C. e 800 a.C.. Nei suoi dintorni, stando ai reperti archeologici ritrovati, sorgeva un villaggio abitato, definito di raffinata cultura, probabilmente influenzato dalla vicinanza con i fenici, popolo dai commerci marittimi in terra siciliana. Il fiume Cassibile fu determinante per i primi insediamenti dell’uomo; lungo il suo corso sono infatti state ritrovate numerose tracce di segni di civiltà: esempio di ciò sono i Diere, il cui termine deriva dall’arabo “diyar” (casa), ma è molto antecedente all’epoca araba di Sicilia, infatti si tratta di abitazioni scavate nella roccia calcarea; la tipica roccia bianca marina del siracusano che ben si presta alle modellazioni e che per questo è stata così utilizzata in passato, anche da popolazioni pre-greche.

Gli scavi del 2002 in via Mazzanti e nelle aree limitrofe hanno messo in luce una necropoli estesa datata tra il IV è il V secolo a.C.[1] Parte di questa necropoli era stata rinvenuta in precedenza in occasione dell’allargamento di viale Santa Panagia per cui ad oggi sono visibili delle tombe lungo lo spartitraffico. Nel 2019 in occasione della costruzione di un supermercato accanto alla chiesa Maria Madre di Dio, in continuità con i precedenti ritrovamenti vicini è stata rinvenuta anche in questo caso una necropoli del V secolo a.C.[2] Ciò dimostrerebbe la notevole estensione dell’area sepolcrale.

Uno dei più cospicui ritrovamenti archeologici è senza dubbio relativo all’area di Piazza della vittoria, dove tra gli anni settanta e ottanta del Novecento sono stati riportati alla luce i resti di un’area sacra prospiciente all’attuale Santuario della Madonna delle Lacrime. L’area in oggetto era all’esterno della cinta muraria di Siracusa ed era prossima ad un corso d’acqua (l’antico torrente San Giorgio) che sfociava nel porto piccolo. Quest’area quindi rappresentava il limite dell’abitato. Nel V secolo a.C. Venne edificato un santuario dedicato a Demetra e Kore (18 x 10 metri). Esso era racchiuso dal perimetro del temenos e da dei vani quadrangolari che ospitavano centinaia di statuette votive raffiguranti Demetra con gli attributi della fiaccola e del porcellino.[3] Presso il museo archeologico Paolo Orsi è presente un settore dedicato a questo scavo e ai vari preziosi ritrovamenti che chiariscono ulteriormente le caratteristiche storiche e archeologiche di questa parte della città.

Secondo un’ipotesi tuttora controversa il santuario potrebbe essere quello menzionato da Diodoro Siculo (XVI, 63) e distrutto da Imilcone nel 326 a.C., poi ricostruito nella Neapolis dove Cicerone ne parla intorno al 70 d.C.

Un altro importante ritrovamento riguarda una strada che presenta più stratificazioni, di cui la più antica risale al I secolo a.C. e che serviva da collegamento tra le due parti della città. L’asse viario infatti era in linea con l’area dell’anfiteatro Romano e l’arco augusteo, e si collegava all’importante asse viario individuato sotto la sede stradale della vicina viale Luigi Cadorna.

Negli anni 90 del secolo scorso piazza Duomo fu interessata da lavori di ripavimentazione che suggerirono alla sovrintendenza di eseguire una campagna di scavo conoscitiva del suolo della piazza. L’oggetto più antico appartenente alla cultura di Castelluccio (XXII-XV sec a.C.) proviene dalla parte settentrionale della piazza assieme ad un frammento di vaso scoperto nell’area del Tempio di Apollo. Venne poi individuata anche una capanna dello stesso periodo.

Della fase di Thapsos (XVI-XIV sec a.C.) appartiene un pozzo e resti di capanna con zoccolatura in pietra e pavimenti in argilla cotta. Oltre a vari vasi è sono state rinvenute anche delle tombe nei pressi della fonte Aretusa.

Della facies di Cassibile (X-IX sec a.C.) sono i resti di capanne circolari e un casi di capanna a pianta rettangolare ritrovata nel cortile dell’Arcivescovado.