La diocesi di Marsico è figlia delle incursioni saracene che distrussero la vicina cattedrale Grumentum e fu eretta nell’VIII secolo.
Nel 1818 per impedire questioni di predominanza con la diocesi di Potenza fu unita aeque principaliter ad essa, ma solo nel 1986 Marsico e Potenza diventarono parte della stessa diocesi.
L’antica basilica marsicana era la chiesa di San Michele Arcangelo, ma probabilmente essa iniziò a presentare problemi di spazio. Nel 1131 Goffredo ed Enrico, rispettivamente conte e vescovo di Marsico decisero di costruirne una nuova. Questa volta la chiesa doveva essere più ampia, e per esaltarne la maestosità si decise di costruirla alla sommità del colle detto “Civita”, il più alto.
Una lapide oggi assente, trascritta nel XVII secolo da Ferdinando Ughelli recitava:
“Al tempo del Vescovo Enrico e del conte Goffredo fu costruito questo tempio ad onore di Dio e della Beata Vergine Maria e del Beato Giorgio. L’anno del Signore 1131.”
Dunque l’edificio venne dedicato alla Beata Vergine Maria e a San Giorgio Martire, primo patrono di Marsico. Era diviso in tre navate con il frontespizio coperto da piccoli marmi quadrati. Nel 1293 si costruì un campanile grazie al conte di Marsico Tommaso di Sanseverino e del settimo vescovo Giovanni Vetere da Salerno, a testimoniare questo avvenimento vi è un’altra iscrizione alla base della torre a cuspide, che attribuisce l’opera a Maestro Silvestro.
Nel 1525 il vescovo Ottaviano Caracciolo commissionò il restauro del celebre Sepolcro dei Vescovi, nel quale anch’egli venne sepolto. Il vescovo Parisi, suo successore, ordinò la realizzazione di una Cattedra in pietra nel 1612, e tra il 1614 e il 1648, anni in cui si succedettero i vescovi Caselli e Ciantes, vennero commissionati numerosi lavori di restauro relativi alla chiesa e al palazzo vescovile, in particolare Giuseppe Ciantes eseguì ampliamenti della sacrestia e del coro, e durante il suo periodo d’amministrazione la chiesa venne decorata con varie opere d’arte.
Nel 1673 Marsico mostrava le gravi ferite causate da un terremoto e dalla carestia.
I lavori di ristrutturazione del centro liturgico diocesano durarono fino al 1707. Ma già nel 1703 dall’esterno si osservava un maestoso campanile che appariva come la solita torre a cuspide tripartita che vediamo nella nuova cattedrale, ma con un piano in più. Era già visibile anche la cupola che sormontava le volte della navata e del transetto.
Nel XVIII secolo seguirono altri restauri anche ad opera del celebre vescovo B.M. Della Torre, che vi accolse le reliquie del compatrono Sant’Augustale martire provenienti dalla catacomba di San Lorenzo, qui si svolse la cerimonia in cui ne donò una parte al vescovo di Sarno.
Nuovamente distrutta nel 1809 in seguito a un incendio, andarono perse molte opere, tra le quali: reliquie, arredi e il coro di noce intarsiato. Riedificata per ordine del vescovo Ignazio Marolda assieme al palazzo vescovile, i lavori durarono fino al 1827, quando nel duomo vennero collocate, assieme ad un pregevole organo, le spoglie di san Gianuario, grande patrono e protettore di Marsico Nuovo, oggi patrono principale dell’arcidiocesi, il corpo del santo, rinvenuto nella chiesa di Santo Stefano (attuale San Gianuario) distrutta dal sisma, venne trasportato in cattedrale, con esso si attuò la traslazione in cattedrale della statua dell’artista Giacomo Colombo, la quale oggi mostra i tratti originali della realizzazione avvenuta nel 1714.
“Incendiato da mani scarileghe nell’anno 1809 il vescovo di Marsico Pietro Ignazio Marolda…lo consacrò l”11 agosto 1833 con rito solenne e stabilì che la IV domenica di luglio se ne celebrasse l’anniversario e concesse ai visitatori 40 giorni di vera indulgenza in perpetuo”
La chiesa subì nel 1857 gli effetti di un nuovo evento nefasto, il terremoto della Basilicata con epicentro nella vicina Montemurro.
Dal 1875 al 1899 iniziarono ancora una volta i lavori di riedificazione.
Il nuovo vescovo Durante, il 27 agosto nel 1899, con una cerimonia di dedicazione attribuì alla cattedrale il titolo di “San Gianuario vescovo e martire”.
La nuova cattedrale ha una sola navata e abside a parete curva, due cappelle laterali e una cupola su tamburo. La facciata sormontata da un timpano, presenta due finestre laterali e una nicchia centrale, che ospita la statua della Madonna. Sul lato sinistro si trova l’antico campanile a cuspide.
Con il terremoto del 1980 sono crollati: la cupola, il tamburo, il presbiterio e l’abside. E l’ennesimo restauro è ancora in corso.
Il giorno del terremoto quando l’edificio crollò, il parroco arciprete Gerardo Marsico, fortuitamente non vi celebrò la messa prevista. Di conseguenza quando la terra cominciò a tremare la chiesa era vuota, il merito di tale prodigio è attribuito al protettore san Gianuario, la cui statua del santo rimase intatta sotto le macerie.
Alcuni candelabri in bronzo anticamente donati dalla famiglia Sanseverino furono poi trasferiti dalla Certosa di Padula; su di essi vi erano immagini di San Lorenzo e San Giovanni, la statua della Madonna della Speranza che pianse lacrime di sangue, il quadro dell’ultima cena, il pulpito, i quadri dell’estasi di Santo Stefano e di Santa Caterina, alcuni quadri con motivi francescani e il crocefisso con angeli adorato dalla Madonna Addolorata e da santi.
Alcune di queste e molte altre opere sono conservate nella chiesa di San Michele Arcangelo (museo diocesano).