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VILLA ROMANA

La villa romana di Marsicovetere è una villa rustica scoperta nel 2006 in località Barricelle nel territorio comunale di Marsicovetere,in provincia di Potenza. La villa fu abitata dal II secolo a.C. al VII secolo d.C.. Fu monumentalizzata in età imperiale allorché fu di proprietà dei Bruttii Praesentes, una famiglia lucana che ha dato i natali fra gli altri all’imperatrice Bruttia Crispina, moglie di Commodo nel 178.

In seguito alla scoperta di giacimenti petroliferi in Basilicata, l’Eni avviò nel 1999 opere di infrastrutturazione per il trasporto di petrolio e altri idrocarburi realizzando condotte coincidenti con le linee che collegano i pozzi petroliferi al centro Oli Eni di Viggiano. Tali opere hanno permesso di analizzare il sottosuolo lucano a livello archeologico. Le ricerche si sono concentrate in modo particolare su una area di circa 44 km2 sul litorale sinistro del fiume Agri.

Durante le attività di scavo, sempre affiancate da un addetto della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata, è stata rinvenuta nel 2006 la villa di Marsicovetere, ritrovamento significativo per l’estensione e la rilevanza storica.

Lo scavo, ancora non del tutto terminato nel giugno del 2016, è proseguito per conto della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata. La direzione scientifica dello scavo è di Alfonsina Russo, le indagini sul campo sono condotte da Maria Pina Gargano e lo studio delle iscrizioni e delle ceramiche è a cura di Helga di Giuseppe. Inoltre hanno lavorato allo scavo numerosi operai specializzati, ingegneri e topografi.

La villa è situata ai piedi del monte Volturino ed è costeggiata dal torrente Molinara, affluente del fiume Agri. La posizione è considerata strategica in quanto estremamente vicina alla Via Herculia, che collegava l’area con le città di Potentia, Venusia e Grumentum (probabili mercati dei prodotti realizzati nella villa) e all’incrocio di quest’ultima con un percorso trasversale che giungeva in Campania. La felice posizione geografica ha fatto sì che la villa continuasse a essere occupata per tutta l’età tardoantica e fino agli inizi del VII sec. d.C., sia pur con profonde modifiche planimetriche e di destinazione d’uso, che interessarono principalmente la pars urbana.

Il rinvenimento, in corso di scavo, di dodici tegole bollate recanti la formula onomastica che rimanda ad un Caius Bruttius Praesens, ha reso possibile l’attribuzione della villa ai Bruttii Praesentes, noti alle cronache storiche per aver dato i natali a consoli e senatori, nonché a Bruttia Crispina “l’imperatrice lucana” sposa dell imperatore Commodo nel 178 d.C..

Caius Bruttius Praesens era nome sia del padre che del nonno di Crispina dunque la proprietà potrebbe essere stata, in origine, del Caius Praesens nonno, dal quale poi il figlio omonimo l’avrebbe ereditata o potrebbe esser stata costruita dal Caius Praesens padre, che l’avrebbe poi data in eredità a sua figlia. Probabilmente a seguito del matrimonio fra Crispina e Commodo, la proprietà passa dai Bruttii Praesentes alla famiglia imperiale. A conferma dello stretto legame fra la villa e la famiglia imperiale dell’epoca vi è il prezioso sigillo recante il nome di un liberto dell’imperatore Commodo, Moderatus, che, alla luce di quanto sappiamo sulle antiche forme di gestione delle proprietà imperiali, si può ipotizzare fosse incaricato di gestire l’impianto in nome e per conto dell’imperatore.

Al fine di fare chiarezza sulla tipologia dell’evento che ha portato al crollo della villa sono state fatte indagini di tipo geologico, geofisico e ingegneristico. Tali indagini operate nella superficie limitrofa allo scavo permettono di affermare che il crollo non può essere attribuito a fenomeni naturali come frane o alluvioni; si esclude anche un crollo dovuto al sovraccarico delle coperture in seguito a una copiosa precipitazione nevosa.

Sono molti invece gli esiti che depongono a favore di un terremoto. Come già noto per il bacino della Val d’Agri, gli studi sottolineano come i sedimenti presenti nella valle comportino l’amplificazione del moto sismico. Fatti importanti sono il ritrovamento di un corpo e la datazione del crollo.

All’interno della villa è stato rinvenuto lo scheletro di un individuo adulto di sesso maschile. La salma si trovava in un luogo decisamente inusuale per la sepoltura; in più la particolare posizione delle parti del corpo fa pensare che l’uomo sia stato colto da morte improvvisa. Il corpo è stato rinvenuto su un fianco con gli arti inferiori flessi e con uno degli arti superiori sul capo in una collocazione stratigrafica significativa, ovvero al di sopra del pavimento della villa e sotto ai calcinacci dovuti al crollo. Nella stessa collocazione stratigrafica è stata ritrovata una moneta attribuibile ad Antonino Pio che permette agli esperti di collocare il sisma in un periodo storico risalente alla fine del I secolo inizi del II sec d.C.. Tale data risale a circa 1700 anni prima del terremoto che devastò parte della Val d’Agri nel 1857, in accordo con i tempi di ricorrenza dei terremoti sulle faglie appenniniche.